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Trapianto di rene da donatore viventeTrapianto di pancreas e rene-pancreasTrapianto di rene in pazienti con gravi anomalie urologicheDoppio trapianto di reneTrapianto di rene da donatore HCV positivoTrapianto di rene in ricevente HIV positivoTrapianto di rene in pazienti iperimmuniTrapianto di rene da donatore vivente AB0 incompatibile Archivio
Trapianto di rene da donatore vivente

Il trapianto da donatore vivente presenta indubbi vantaggi rispetto a quello da cadavere permettendo un migliore grado di compatibilità, un minore tempo di attesa e la possibilità di scegliere il timing chirurgico ideale per il ricevente; vengono inoltre limitati i danni causati dalla conservazione dell'organo.

La donazione da vivente è consentita tra consanguinei. Nel caso in cui il ricevente non abbia consanguinei disponibili o idonei alla donazione, quest'ultima è possibile anche da donatori non consanguinei (legge 458, 26 Giugno 1961).

Il trapianto da donatore vivente non può prescindere da un'accurata selezione del donatore che tende a minimizzare i rischi connessi alla donazione ed a garantire il massimo beneficio al ricevente. L'accertamento di idoneità del donatore deve quindi comprendere una scrupolosa valutazione clinica, di laboratorio e strumentale che miri ad escludere patologie misconosciute ed a confermare la perfetta funzionalità di ambedue i reni.

Per ridurre al minimo i disagi per il donatore, il percorso clinico-diagnostico viene completato durante un ricovero ospedaliero di 7 giorni.

Presso il nostro centro la nefrectomia nel donatore viene eseguita preferibilmente per via laparoscopica che consente di ridurre il dolore post-operatorio, la durata del ricovero ed i danni estetici favorendo una precoce ripresa dell'attività lavorativa.

 
 
Trapianto di pancreas e rene-pancreas

Il Centro Trapianti di Parma è attualmente l'unica struttura autorizzata ad effettuare il trapianto di rene-pancreas nella Regione Emilia Romagna.

Il trapianto di rene-pancreas viene effettuato nei pazienti con diabete di tipo I e insufficienza renale in fase pre-dialitica (clearance creatinina < 30 ml/min) o in dialisi.

E' noto come il trapianto di rene-pancreas, in pazienti selezionati, possa essere considerato un trapianto salvavita a medio-lungo termine.

Vi sono pazienti diabetici, con buona funzione renale (clearance creatinina > 70 ml/min e creatinina < 2 mg/dl) ma con difficile controllo glicemico (diabete instabile) associato alla presenza di complicanze degenerative rapidamente evolutive, nei quali il trapianto di pancreas isolato può consentire un ottimo controllo metabolico ed un miglioramento della qualità della vita.

Il trapianto di pancreas-dopo-rene è indicato nei pazienti diabetici di tipo I portatori di trapianto renale funzionante (clearance creatinina > 50 ml/min, creatinina < 2 mg/dl).

 
 
Trapianto di rene in pazienti con gravi anomalie urologiche

Il programma è rivolto ai pazienti con gravi alterazioni vescicali conseguenti a patologie congenite, traumatiche o infettive che hanno determinato una insufficiente capacità vescicale che impediscono il trapianto.

Tali pazienti necessitano una valutazione approfondita al termine della quale può essere proposto un intervento chirurgico preparatorio di ampliamento vescicale che metta il paziente nelle migliori condizioni clinicheper affrontare il trapianto che viene eseguito con criteri d'urgenza.

Poichè tale programma risulta comp

lesso è necessaria la completa consapevolezza e disponibilità, anche psicologica, del paziente.

 
 
Doppio trapianto di rene

Tale intervento prevede la possibilità di trapiantare entrambi i reni dello stesso donatore che utilizzati singolarmente potrebbero non garantire una funzione renale ottimale nel ricevente. La scelta di trapiantare entrambi i reni dipende dall'esito della biopsia renale eseguita nel donatore al momento del prelievo. I pazienti,opportunamente selezionati, che sono iscritti in questa listavengono comunque selezionati anche per il trapianto singolo. L'iscrizione nella lista per il doppio trapianto di rene consente, aumentando il pool dei potenziali donatori, di ridurre i tempi di attesa.

 
 
Trapianto di rene da donatore HCV positivo

Viene effettuato solo in pazienti con infezione cronica da HCV e che siano positivi per l'RNA del virus. Numerose evidenze cliniche hanno dimostrato come il trapianto renale si associ, nel paziente con infezione cronica da HCV, ad un netto miglioramento dell'aspettativa di vita. L'utilizzo di questi donatori, un tempo non considerati idonei, permette di aumentare le probabilità di trapianto per questi pazienti.

 
 
Trapianto di rene in ricevente HIV positivo

Il Centro Trapianti di Parma ha ottenuto l'autorizzazione del Comitato Etico di Parma a partecipare al programma del Ministero della Salute per l'effettuazione del trapianto di rene in riceventi HIV positivi.Tale opzione terapeutica si è sviluppata soprattutto negli ultimi anni in quanto, grazie all'uso protocolli terapeutici antiretrovirali intensivi, è nettamente migliorata l'aspettativa di vita di questi pazienti. L'esperienza accumulata sino ad oggi ha inoltre dimostrato che il trapianto renale non accelera la progressione della malattia, ne aumenta la suscettibilità ad infezioni opportunistiche o neoplasie maligne.

Sono considerati idonei al trapianto i pazienti con conta dei linfociti CD4+ circolanti stabilmente 200/mm3, in assenza di infezioni opportunistiche recenti,di neoplasie o malattie linfoproliferative.

 
 
Trapianto di rene in pazienti iperimmuni

Dal Settembre 2003, al fine di aumentare le possibilità di trapianto anche nei pazienti iperimmuni è attivo un programma interregionale,cui il Centro Trapianti di Parma ha aderito, che prevede l'assegnazione proritaria dei reni da donatore cadavere che si rendano disponibili in tutte le Regioni appartenenti all'AIRT, alla lista dei pazienti iperimmunipurchèilcross-match risulti negativo e sia presente un'alta compatibilità.

 
 
Trapianto di rene da donatore vivente AB0 incompatibile

Il centro trapianti di Parma è stato il primo centro italiano a realizzare un trapianto renale da donatore vivente ABO-incompatibile.

L? incompatibilità di gruppo sanguigno ABO è sempre stata considerata una controindicazione assoluta al trapianto di rene. In almeno un quarto dei casi, la donazione da vivente risulta impraticabile per incompatibilità del gruppo sanguigno. In tali casi la donazione da cadavere rimane l'unica opzione praticabile.  Purtroppo, negli ultimi anni, a causa della ridotta disponibilità di donatori, in Italia i tempi di attesa per il trapianto da cadavere si sono progressivamente allungati sino a superare i tre anni di media, rendendo ancora più aleatoria per alcuni pazienti questa prospettiva.  Sull'esempio delle esperienze maturate negli Stati Uniti Olanda ed altri paesi europei si è attivato anche nel nostro paese un programma di trapianto da donatore vivente in modalità incrociata, in cui due coppie donatore-ricevente incompatibili si scambiano i reni in maniera tale che ciascun ricevente riceva un rene compatibile. Tale modalità ha, tuttavia, possibilità limitate di applicazione se il programma di trapianto non coinvolge un numero elevato di coppie donatore-ricevente; inoltre, esso risulta svantaggioso per i riceventi gruppo 0.

Più recentemente, lo sviluppo di nuovi strumenti diagnostico-terapeutici ha offerto possibilità ulteriori di praticare trapianti da donatore vivente ABO-incompatibile con risultati  del tutto sovrapponibili a quelli dei trapianti da vivente ABO-compatibili. Infatti, già a partire dal 1989, sulla scorta di esperienze positive maturate in Belgio negli anni '80, era stato avviato in Giappone il più imponente programma di trapianto renale da donatore vivente ABO-incompatibile mai realizzato sino ad oggi.

I risultati nel lungo termine di questo programma si sono rivelati eccellenti. Tuttavia, il protocollo terapeutico prevedeva, sia in Belgio che in Giappone, l'esecuzione della splenectomia pre-trapianto allo scopo di ridurre la produzione di anticorpi, una procedura notoriamente non esente da rischi anche seri, che probabilmente hanno dissuaso i Centri Trapianto fuori da quei paesi dall'applicarla. Studi recenti negli Stati Uniti hanno ridato nuovo slancio al trapianto da vivente ABO incompatibile dimostrando che risultati altrettanto soddisfacenti possono essere ottenuti usando l'anticorpo monoclonale anti-CD20 rituximab al posto della splenectomia, o, addirittura, senza far ricorso né all'uno né all'altro di questi due interventi. Sviluppando le esperienze maturate all'inizio degli anni 2000 negli Stati Uniti, il Karolinska Instutute di Stoccolma ha elaborato un nuovo  protocollo, la cui applicazione ha prodotto i risultati migliori mai riportati fino ad oggi, tanto che esso  è stato successivamente adottato, con variazioni minori, in altri centri europei. Esso consiste nell'immunoadsorbimento extracorporeo specifico degli anticorpi anti-A e anti-B, da ripetere fino a conseguire  il target del titolo di Isoagglutinine IgG che consente il trapianto.

I risultati conseguiti con tale protocollo sono i migliori mai documentati in letteratura, essendo del tutto sovrapponibili a quelli riportati per i normali trapianti da donatore vivente ABO-compatibile, sia per quanto riguarda la funzione renale, sia per quanto riguarda la sicurezza del paziente.